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Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino si è dimesso

Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino si è dimesso

(ANSA) – ROMA, 16 MAR – Il presidente dell”Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino si è dimesso. La decisione è stata comunicata questa mattina al termine del Consiglio. “Considero concluso il mio mandato
– spiega all’ ANSA – Era una decisione presa quasi un anno fa: volevo completare il percorso della legge sull”editoria, ora siamo alla fase del decreto attuativo”. Sarà il vicepresidente Santino Franchina a prendere l”interim e a convocare entro 15 giorni il Consiglio per l”elezione del nuovo presidente. “Il recupero della credibilità della categoria si è rivelato un vero fallimento”, così Iacopino  nel suo intervento al termine del Consiglio di oggi in cui ha annunciato le dimissioni, poi pubblicato da lui stesso su Facebook.
“Prevalgono un gioco perverso e irresponsabile di opposte militanze, il settarismo, la superficialità, le urla, le volgarità – prosegue il presidente dimissionario -. C’è chi si compiace di galleggiare tra gelati e patate. Perfino la trasmissione di segnalazioni ai Consigli di disciplina territoriali, un atto imposto dalle leggi e dalle norme interne, diventa materia per polemiche, alimentate da “professori del diritto” che si dividono equamente tra analfabeti del diritto e oltre. Non so dove siano finiti il rispetto rigoroso per la verità e per la dignità delle persone, al quale ci ha richiamato Papa Francesco. No, non riesco a ritrovarmi più in questo modo di fare informazione”.
Iacopino sottolinea inoltre che “l’equo compenso”, una battaglia dell”Ordine tesa a dare dignità e speranza alle migliaia di “ultimi” di tante età, è morto. Assassinato da fuoco amico! Da chi ha accettato che si codificasse il prezzo della schiavitù: 4.980 euro (tasse, spese, foto, video, abstract per l’on line) per il lavoro di un anno. Vergogna, non per chi lo impone, ma per chi tra noi se ne è fatto complice.
“Il “padrone” non è il lettore, come scriveva Indro Montanelli, ma per alcuni l”interesse a volte personale, il business, il burattinaio di riferimento, contribuendo ad alzare barriere, a creare ghetti, ad alimentare un clima che non porterà a nulla di buono per il Paese – scrive ancora -. Ho provato, ho tentato di evitare questa deriva legata anche a norme che consentono ad editori improvvisati non solo di maramaldeggiare sfruttando i colleghi, ma di piegare il bene primario dell”informazione ai loro interessi. Non ne sono stato capace. Scusatemi, se potete. Ne prendo atto e ne traggo, appunto, le conseguenze”.(ANSA).

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