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LO SPORT PER UNA SOCIETA’ PACIFICA E INCLUSIVA

LO SPORT PER UNA SOCIETA’ PACIFICA E INCLUSIVA

di Mimma Caligaris

Lo sport come ‘sviluppatore’ di pace e di inclusione, con il suo linguaggio universale, che non conosce confine, anzi li abbatte con i valori che ispirano, ogni giorno, chi si dedica alla pratica sportiva e la considera l’occasione, sempre, per unire, persone e popoli, nazioni e culture, puntando sulle differenze che aiutano e arricchiscono.

Concetti al centro della conferenza internazionale organizzata, nel Salone d’onore del Coni, da Creg dell’Università di Tor Vergata e da Promet impresa sociale, in occasione della ‘Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo  e la pace’. Concetti sottolineati anche dal ministro per lo sport, Andrea Abodi nel suo messaggio di saluto, evidenziando come queste siano le linee guida di progetti che mettono al centro bambini e bambine, ragazzi e ragazze e tutti coloro che, attraverso una disciplina sportiva, ogni giorno portano in campo la passione e il rispetto.

Anche l’Unione Stampa Sportiva Italiana ha voluto essere presente a un appuntamento in cui si è declinato, a più voci, quel racconto dello sport per il quale Ussi è impegnata con sempre più convinzione, che deve essere anche promozione di una società pacifica e inclusiva, dando voce ai protagonisti di storie positive. Come quella di Valerio Catoia, atleta della Polizia di Stato con sindrome di Down, che ha salvato la vita a una bambina di 10 anni che stava annegando, impegnato nelle campagne contro il cyberbullismo.

Molte le voci, dalle istituzioni e dallo sport, che Carmelo Mandalari, fra gli ideatori del convegno e coordinatore nazionale dell’Osservatorio Bullismo e Disagio giovanile – Creg dell’Università di Tor Vergata, insieme a Laura Barbaliscia, presidente Promet, ha voluto riunire per un percorso ampio, dall’impegno a livello di Onu, di Commissione Europea, di Parlamento europeo e di Parlamento italiano a quello di Federazioni, come la danza sportiva e il taekwondo, con i presidenti Laura Lunetta e Angelo Cito, quest’ultimo promotore di progetti di accoglienza di atleti che arrivano da territori di guerra e da paesi dove la pratica sportiva, e la libertà, è negata,

Dalla mattinata, a cui hanno partecipato studenti di alcune regioni,  è emersa, con chiarezza, attraverso i molti contributi qualificati e qualificanti, la funzione dello sport come strumento  per acquisire e consolidare  legami che facilitano l’inclusione, la pace, l’integrazione sociale e la parità di genere. E giornaliste e giornalisti possono e devono  aiutare questo processo, che ha bisogno di essere conosciuto e condiviso.

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