E’ la figlia del presidente della moschea di via Baretti a San Salvario, il quartiere multietnico per eccellenza di Torino, e quando vince nella sua specialità, il canottaggio – ultimamente avviene sempre più spesso – sventola con orgoglio il tricolore assieme alle sue compagne, sotto gli occhi altrettanto orgogliosi di suo padre. Khadija Alajdi El Idrissi è una dei due atleti torinesi – l’altro è Alberto Zamariola – selezionati per partecipare con la nazionale italiana ai Giochi olimpici giovanili a Buenos Aires, dal 6 al 18 ottobre.
Anche suo padre, Said Alajdi El Idrissi, è uomo di sport oltre che di fede: in Marocco era stato un calciatore della serie B. E quando Khadija è stata selezionata per la Nazionale il papà, che ha sposato una donna italiana, ha commentato: “Sono orgoglioso di vederla gareggiare per l’Italia, il suo body azzurro è il simbolo dell’integrazione”.

A novembre Khadija compirà 18 anni ma ha già le idee molto chiare. Il suo palmares è già ricco di titoli: nel 2015 era stata l’azzurra più giovane alla Coupe de Jeunesse, poi ha vinto due titoli italiani assoluti e una medaglia d’argento, da capitana del suo equipaggio, ai campionati mondiali junior di Racice, nella Repubblica Ceca, a metà agosto. Le olimpiadi giovanili per la ragazza sono sempre state un sogno, come lo è sempre stato vestire la maglia azzurra. Ma Khadija pensa anche a studiare: quest’anno, oltre alle competizioni sportive, dovrà affrontare la maturità scientifica.
Nel suo futuro vede una laurea in fisioterapia. “Ho iniziato con il canottaggio in prima media, alla Manzoni di Torino – racconta – La professoressa di ginnastica Carla Cerutti mi ha portato al Cus, il Centro universitario sportivo. Lì ho trovato amiche e compagne di squadra speciali. I miei genitori mi accompagnano ad ogni gara. Sportivi e appassionati, sono la mia forza. E il Cus è la mia seconda casa”