da: repubblica torino
Diciott’anni da compiere, astro nascente del canottaggio, ha appena vinto un argento ai mondiali junior di Racice: “I miei genitori mi accompagnano a ogni gara, mi danno forza”. Il padre, presidente della moschea nel quartiere multietnico di San Salvario: “Lei è il mio orgoglio, un simbolo d’integrazione”
di CARLOTTA ROCCI
Anche suo padre, Said Alajdi El Idrissi, è uomo di sport oltre che di fede: in Marocco era stato un calciatore della serie B. E quando Khadija è stata selezionata per la Nazionale il papà, che ha sposato una donna italiana, ha commentato: “Sono orgoglioso di vederla gareggiare per l’Italia, il suo body azzurro è il simbolo dell’integrazione”.
A novembre Khadija compirà 18 anni ma ha già le idee molto chiare. Il suo palmares è già ricco di titoli: nel 2015 era stata l’azzurra più giovane alla Coupe de Jeunesse, poi ha vinto due titoli italiani assoluti e una medaglia d’argento, da capitana del suo equipaggio, ai campionati mondiali junior di Racice, nella Repubblica Ceca, a metà agosto. Le olimpiadi giovanili per la ragazza sono sempre state un sogno, come lo è sempre stato vestire la maglia azzurra. Ma Khadija pensa anche a studiare: quest’anno, oltre alle competizioni sportive, dovrà affrontare la maturità scientifica.
Nel suo futuro vede una laurea in fisioterapia. “Ho iniziato con il canottaggio in prima media, alla Manzoni di Torino – racconta – La professoressa di ginnastica Carla Cerutti mi ha portato al Cus, il Centro universitario sportivo. Lì ho trovato amiche e compagne di squadra speciali. I miei genitori mi accompagnano ad ogni gara. Sportivi e appassionati, sono la mia forza. E il Cus è la mia seconda casa”