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PRESENTATO A BOLOGNA IL LIBRO SU DALL’ARA SCRITTO DA MARCO TAROZZI

PRESENTATO A BOLOGNA IL LIBRO SU DALL’ARA SCRITTO DA MARCO TAROZZI

di Alberto Bortolotti – Consigliere USSI

Anche Bologna ha avuto un derby di calcio in Serie A. Erano gli anni ’20, e, oltre alla squadra rossoblù che cominciava a mietere scudetti (il primo, dopo i famosi spareggi con il Genoa in “semifinale” e il facile successo finale con l’Alba Roma, è dell’estate 25), nel campionato a gironi “geografici” figuravano anche i colori bianconeri della Virtus Bologna. Per la precisione, tra il ’21 e il ’24.

Quando, a metà degli anni ’30, molla il presidente Gianni Bonaveri, gli sguardi dei “caporioni” bolognesi del Partito Fascista vanno alla Virtus del Presidente Buriani, l’autore dell’acquisto dell’area omonima tra le via Valeriani e Galimberti a 300 metri dallo stadio. Leandro Arpinati, romagnolo bolognesizzato, presidente contemporaneamente di CONI e Federcalcio dal 31 al 33 – ma massimo reggitore del pallone nazionale dal ’26 – , riceve però un secco no. Buriani non solo non è appassionato di calcio, ma la sezione calcio della V nera gli ha creato problemi e, insomma, non ne vuole. Indirizza Arpinati – che nel frattempo entra in urto con Starace e viene spedito al confino – verso Renato Dall’Ara, imprenditore reggiano di nascita ma bolognese di attività, tifoso – contrariamente alla vulgata popolare – presente sempre in casa, al Littoriale, ma spesso anche fuori. Dall’Ara non ci mette molto a diventare il miglior presidente della storia petroniana: i primi 4 scudetti e il Torneo dell’Expo di Parigi li vince in 7 stagioni. Era il Bologna “che tremare il mondo fa”.  

Le vicende di Dall’Ara, ironicamente canzonato sul Guerin Sportivo anche a causa della sua nota passione per il gentil sesso, si scissero quasi subito dal destino del regime. Fu naturale che restasse in sella al Bologna e compisse poi, nel ’64, il capolavoro del quinto scudetto (non goduto: morì 4 giorni prima dello spareggio romano con l’Inter). Nelle more, gustosissimi siparietti con il Sindaco Dozza, esponente del PCI dal volto moderato, altro grande tifoso: due caratteri forti. Con il Cardinal Lercaro, come ha ricordato Riccardo Brizzi, storico dell’Alma Mater, nel corso di un incontro pubblico sulla memoria del Presidente, componenti di una triade che permise a Bologna grandi avanzamenti: tangenziale, crescita delle parrocchie, scudetto. Tasselli di un puzzle composito per una città che abbandonava il comodo concetto di “paesone sulla Via Emilia”.

A Dall’Ara (uno dei più longevi tycoon del calcio italiano, assieme a Pozzo e al coevo ferrarese Mazza) è dedicato un bel libro edito da Minerva e scritto da Marco Tarozzi, già vice presidente del Gruppo Emiliano Romagnolo Giornalisti Sportivi. Il libro è stato lo spunto perché l’Istituto Parri, dedicato alla storia della città, e presieduto dall’ex Sindaco Merola, scandagliasse il rapporto tra storia e sport, con il contributo del Bologna Calcio – presente il CEO Fenucci – e di una associazione che cataloga e restaura i “filmini” domestici, Home Movies. Mostrati reperti del 7 giugno ’64 di assoluto valore e ai primordi del technicolor.

I monologhi dell’attore Orfeo Orlando hanno contrappuntato la serata, dando voce a un Dall’Ara che crolla tra le braccia di Angelo Moratti e del presidente di Lega Perlasca e alla testimonianza di Romano Fogli, autore dell’1-0 all’Olimpico, e presente all’evento tramite il figlio Mirko. In sala anche Rino Rado, portiere di riserva di quell’anno e dipendente del maglificio di Dall’Ara. Il quale dal libro riceve una piena legittimazione; fu il “magliaio” di sensibilità e talento che resse l’urto di Agnelli, Moratti e Rizzoli. Se vi par poco…

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