
L’Unione Stampa Sportiva Italiana, nel rivolgere le più sentite condoglianze ai famigliari, ha voluto ricordare il Maestro di giornalismo Vanni Lòriga, scomparso ieri all’età di 95 anni, attraverso il ricordo pubblicato oggi su Il Corriere dello Sport dal suo “successore”, il collega Franco Fava, che ringraziamo per aver condiviso con noi questo articolo.
di Franco Fava
(Fonte: Il Corriere dello Sport del 20 luglio 2022)
Il Comandante ci ha lasciato. Il giornalismo italiano e internazionale, l’atletica e il mondo olimpico, assieme a intere generazioni di atleti e campioni piangono la scomparsa di Giovanni “Vanni” Maria Loriga. Il cantore, delle gesta più memorabili degli ultimi settant’anni, il giornalista, lo storico e lo scrittore più apprezzato e amato se ne è andato a 95 anni nella sua casa di Roma – con il conforto delle figlie Giusy e Marizia e l’amore del nipote e nostro collega Pietro Cabras – dove era costretto da qualche mese per un intervento al femore dal quale non si era più ripreso.
“Il Comandante”, come tutti lo chiamavano, lascia un vuoto incolmabile in chi lo aveva conosciuto e ne aveva apprezzato i suoi scritti e le sue tante opere letterarie, in cui ha attraversato le ampie praterie non solo dell’atletica degli anni d’oro, ma anche dei Giochi olimpici, della galassia dello sport militare, dalle arti marziali al pugilato, fino all’orientiring, di cui fu il primo a introdurne la disciplina in Italia sul finire degli anni 50 quando gli venne assegnata la cattedra presso la Scuola militare di Educazione Fisica di Orvieto.
<<Occhio a Franco Fava, è un ragazzino che si farà nel mezzofondo>>, scrisse in un telegramma all’indirizzo del capo stazione di Roccasecca, allora nostro collaboratore, Antonio Vicini, quando ancora si firmava Vanni Careddu. Uno pseudonimo che continuò a utilizzare nel periodo in cui comandava con i gradi di maggiore dell’Esercito la 1ª compagnia atleti della Cecchignola.
Dalle prime collaborazioni al Paese Sera, all’approdo al Corriere dello Sport-Stadio dopo essere stato intercettato da Antonio Ghirelli, direttore del nostro giornale, quando si trovava nel 1968 in missione militare a Cipro in cui era impegnata la Nazionale di calcio. Fu proprio Ghirelli a convincerlo a lasciare la divisa per abbracciare la carta stampata. Quando ancora dirigeva Paese Sera Ghirelli gli commissionò già nel 1950 il primo servizio dal Vomero in occasione della partita Italia-Svizzera.
<<Gli inizi furono molto impegnativi, ma trovai in Ghirelli e poi in Giorgio Tosatti capi esemplari: il Corriere dello Sport e l’atletica furono il mio campo di battaglia per cinque lustri>>, raccontò all’amico e collega Augusto Frasca in una delle sue ultime interviste rilasciate poco più di un anno fa per la rivista “TempoSport”.
Sardo nell’anima Vanni era nato il 2 marzo 1927 a Isili, nel triangolo fra Nuoro, Oristano e Sassari, poi seguì il “babbo”, militare di carriera, a Torino dove iniziò a conoscere l’atletica attraverso le imprese di Luigi Beccali nel 1934 a Torino. Mezzofondista e marciatore, spesso in gara con Gianni Corsaro, Pino Dordoni, prima che il piacentino conquistasse l’oro olimpico a Helsinki 1952, fece a lungo coppia agonisticamente e giornalisticamente con Salvatore Massara, vincitore delle Leve di marcia del Corriere dello Sport e poi firma de “Il Mattino” di Napoli. Da marciatore contese più di un successo a Paolo Valenti.
Testimone e protagonista di una stagione irripetibile, fino al 1992 Vanni fu il responsabile della rubrica olimpica e di atletica al nostro giornale per venticinque anni. Prima di passare il testimone a chi oggi lo ricorda con il groppo in gola e riconoscenza infinita, umana e professionale. L’ultimo incontro in tribuna stampa, agli Assoluti indoor di atletica di Ancona il 21 febbraio 2020, alla vigilia del lockdown per pandemia.
Punto di riferimento del nostro giornale, Vanni ha seguito tutte le Olimpiadi da Melbourne 1956 – dove andò in viaggio premio della Marina Militare a bordo dell’incrociatore Raimondo Mantecuccoli con un viaggio in cui circumnavigò il globo a causa dello scoppio della guerra arabo-israeliana – fino a quella di Sydney 2000.
I suoi amori la moglie Emilia, che lo aveva lasciato qualche anno fa, la terra sarda, i bersaglieri e il giornalismo. <<Una professione sorretta in ugual misura da solidità di cultura, dominio di lingua, la notizia come tarlo, la memoria come arma di riserva e da meravigliosa, inquieta estrosità caratteriale con l’Atletica quasi peculiarità antropologica>>, la testimonianza del vecchio amico Augusto Frasca.
Amori e tanti aneddoti memorabili nell’era in cui non esisteva Google e l’Olivetti Lettera 22 era l’unico arnese di riferimento assieme a tanta memoria, cultura classica e una buona dose di arguzia. Vanni riusciva sempre ad avere “la notizia”. Senza intermediari. Come quando mezzo secolo fa, ai Giochi di Monaco 1972, nel tentativo di scavalcare il muro di cinta del villaggio olimpico, all’indomani dell’assalto dei fedayn di Settembre Nero alla palazzina della squadra di Israele, quella accanto all’Italia, rovinò a terra riportando la frattura esposta di tibia e perone che richiese 48 punti di sutura.
Nel gennaio 1966, quando guidava la 1ª Compagnia speciale atleti dell’Esercito, negò al militare Gianni Gross, allora primatista italiano dei 100 e 200 rana, il permesso di partecipare alla trasferta a Brema della Nazionale di nuoto perché impegnato in un campo d’arme. Un veto che salvò la vita a Gross quando l’aereo precipitò nella fase d’atterraggio nella tragedia in cui morì una intera generazione di campioni.
Prima di arrivare al giornalismo Vanni comandò anche il plotone dei pugili dell’Esercito in quel di Orvieto. Con gli allenatori Natalino Rea e Armando Poggi, il plotone conquistò tre ori sul ring dei Giochi di Roma 1960 con il vigile del fuoco Nino Benvenuti, l’artigliere corazzato Franco De Piccoli e il bersagliere Francesco Musso.
Sotto la direzione di Ghirelli condusse inchieste sul mondo del Coni che portarono nel 1978 alla caduta di Giulio Onesti dopo trent’anni di presidenza.
Tra i tanti riconoscimenti per le sue pubblicazioni i due premi letterari CONI-USSI per la cronaca e l’inchiesta. Di particolare pregio il volume scritto a quattro mani con Frasca nel 2010 per i 50 anni dell’Olimpiade romana “Roma olimpica – La meravigliosa estate del 1960” (ed. Vallardi), consegnato nelle mani dell’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Fino all’ultimo non ha mai smesso di rievocare con grande lucidità il periodo d’oro dell’atletica azzurra: <<Quello di Sara Simeoni, Paola Pigni, Gabriella Dorio, di Frinolli e Gentile, di Dionisi, Arese, Fiasconaro, Fava, Mennea, Ortis, Damilano, Cova, Andrei, Antibo, Mei, Panetta, Bordin, Lambruschini>>.
Sono in tanti a piangerlo oggi.