///
Addio al Papa sportivo

Addio al Papa sportivo

Papa Francesco, foto Massimo Martemucci

di Gabriele Tacchini

E’ morto il Papa sportivo. Senza nulla togliere ad un grande Pontefice come Giovanni Paolo II, al quale associamo spesso l’immagine di appassionato di montagna e sciatore, Francesco è stato senz’altro un Papa che ha dedicato una particolare attenzione allo sport: per via dei trascorsi giovanili quando il piccolo Jorge giocava a basket e a calcio, ma anche come semplice tifoso. Non ha mai nascosto la sua fede calcistica per il San Lorenzo de Almagro, la squadra che seguiva fin da bambino, accompagnato dal padre allo stadio Gasometro. Non l’ha nascosta neppure quando il Cardinale Bergoglio è diventato Papa Francesco e, in Vaticano, ha potuto gioire soprattutto per la conquista della Coppa Libertadores da parte della “sua” squadra. Dal soglio pontificio, ha promosso iniziative per lo sport per tutti (molte sotto l’egida di Scholas Occurrentes, l’organizzazione internazionale da lui voluta, per aprire nuovi orizzonti esistenziali e creare nuovi modelli educativi) ma ha dato vita anche alla rappresentativa Athletica Vaticana, coraggioso tentativo di guardare ad un obiettivo olimpico. Ha parlato spesso di sport pubblicamente e in interviste, ha incontrato campioni celebrati (come dimenticare l’abbraccio con Diego Armando Maradona?) e atleti semisconosciuti, scherzato con loro con disarmante semplicità. In ogni occasione ha lanciato un messaggio: quello dell’inclusione, di uno sport dall’approccio non elitario ma rivolto a tutti, del rispetto delle regole. Come fece nell’ottobre 2016 in occasione della prima conferenza su Sport e Fede, in Vaticano, quando disse: “Tutti conosciamo l’entusiasmo dei bambini che giocano con una palla sgonfia o fatta di stracci nei sobborghi di grandi città o nelle vie di piccoli paesi. Vorrei incoraggiare tutti – istituzioni, società sportive, realtà educative e sociali, comunità religiose – a lavorare insieme affinché questi bambini possano accedere allo sport in condizioni dignitose, specialmente quelli che ne sono esclusi a causa della povertà”: Ha toccato spesso il tema della lealtà, che vuol dire anche toccare il tema del doping. In una intervista alla Gazzetta dello Sport, a inizio 2021 in periodo post pandemia e nell’anno delle Olimpiadi di Tokyo, diceva: “Prendere le scorciatoie è una delle tentazioni con cui spesso abbiamo a che fare nella vita: pensiamo sia la soluzione immediata e più conveniente ma quasi sempre conduce a degli esiti negativi. La scorciatoia, infatti, è l’arte di imbrogliare le carte… Il gioco e lo sport in genere sono belli quando si rispettano le regole: senza regole infatti, ci sarebbe anarchia, confusione totale. Rispettare le regole è accettare la sfida di battersi con l’avversario in maniera leale. Per quanto riguarda, poi, la pratica del doping nello sport non solo è un imbroglio, una scorciatoia che annulla la dignità, ma è anche volere rubare a Dio quella scintilla che, per i suoi disegni misteriosi, ha dato ad alcuni in forma speciale e maggiore”.Quanto questi messaggi siano arrivati a destinazione non possiamo saperlo. Intanto l’unanime cordoglio che accompagna la scomparsa di Papa Francesco, testimonia quanto, in 12 anni di pontificato, sia stata incisiva la sua presenza nel mondo dello sport.

Condividi

Facebook
Twitter

Articoli Correlati