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A Trento lo “Sport Media Day 2026”

A Trento lo “Sport Media Day 2026”

di Riccardo Signori – Vicepresidente USSI

Medaglie e ricordi, futuro e speranze. Rivedere Franco Nones, il re del fondo di un tempo che fu, tener al collo l’autentica medaglia d’oro di Grenoble 1968 e ritrovare Francesco Moser, ora anche giornalista pubblicista, che ti fa assaggiare i vini della sua cantina di eccellenza, sentir raccontare da Alessandro Vanoi, indimenticato ct del fondo, le faticacce per convincere Albarello a giocarsi la staffetta in prima frazione a Lillehammer 1994, ritrovare i ricordi di Cecilia Maffei nello short track a Pyeongchang 2018 e di Edith Gufler, tiratrice con record italiano e medaglia, a Los Angeles 1984: ecco, così lo sport ricuce sentimenti e passioni.

Lo ha dimostrato la grande famiglia dello sport del Trentino Alto Adige che si è ritrovata allo Itas Forum di Trento, nel Quartiere delle Albere voluto da Renzo Piano, per prendersi per mano nel cammino che porterà a Milano-Cortina 2026. Grande famiglia intesa in senso largo: giornalisti, atleti ed ex atleti, dirigenti e tecnici che hanno dato vita alla nascita di “Sport Media day 2026”, manifestazione dedicata ai giornalisti che ci terrà compagnia fino al 2026. I Giochi come anima trainante. Aggiungiamo la chicca regalata da alcuni di loro che si sono presentati e messi al collo le medaglie conquistate: sebben l’unica veramente, e totalmente d’oro, sia quella di Franco Nones, primo vincitore nostrano nella storia del fondo. Chapeau ai francesi che hanno vuotato i forzieri. Le altre sono solo placcate, come ormai va di moda.

Il Trentino Alto Adige, specie nelle edizioni invernali, si è dimostrato popolo di campioni: circa un milione di abitanti per contare 17 ori. In una ipotetica classifica per nazioni si collocherebbe al 17° posto dietro alla Cina, davanti al Giappone.

Diego Decarli, indomito ed effervescente collega, è stato padrone di casa, anima e gran ciambellano della manifestazione, insieme ad Alex Tabarelli ed Elmar Pichler Rolle. Presenti autorità e giornalisti di tv e carta stampata, con patrocinio di Coni provinciale di Trento e Bolzano, Ussi, Aips, Ordine regionale dei giornalisti. Un occhio anche agli sponsor, sempre benemeriti quando soccorrono economicamente, e qui vanno citati Cassa di Trento, Itas, Dao e Coop, insieme ai siti di Anterselva e Valle di Fiemme.

Andando per statistica, i giornalisti locali si sono contati e sono arrivati ad essere 80 nel numero di accreditati alle varie edizioni, invernali o estive, dei Giochi: per un totale di 30 Olimpiadi. Ad ognuno i suoi Giochi. Quelli che verranno raccontano che  Trentino Alto Adige è già avanti nella messa a punto delle strutture, compreso il villaggio olimpico che sorgerà a Predazzo. Il crono programma è in linea con le attese.

Invece, nel racconto del passato, è stato divertente riascoltare le vicissitudini di Francesco Moser, sul circuito di Monaco ’72, quando bucò la gomma all’ultimo chilometro dando inizio ad una maledizione che lo seguì, sullo stesso percorso, anche in una gara professionistica. Eppoi la inossidabile grinta di Franco Nones, oggi over 80, nel ricordare quell’Italia che non si aspettava la sua medaglia. ”Mi conoscevano più i nordici che gli italiani: loro mi temevano”. E così i pensieri di Maurilio De Zolt, Silvio Fauner, Pietro Piller Cottrer, Antonella Bellutti e Cristian Zorzi, Carolina e Isolde Kostner, Matteo Anesi e Dominik Windisch il biatleta che ha rivelato come ha conservato il suo bronzo olimpico: ”Ne ho fatto un anello di fidanzamento per mia moglie”. Con loro gli atleti paralimpici, anch’essi grondanti onore e medaglie con in testa il plurimedagliato Giacomo Bertagnolli. E, naturalmente, i giornalisti locali capeggiati da Franco Bragagna e Stefano Bizzotto, cronisti Rai. Franco Bragagna si è esibito, una volta di più, come gran parlatore e conduttore di un breve talk show fra giornalisti dei gruppi televisivi: Lucia Blini (Mediaset), Giovanni Bruno (Sky), Matteo Pacor (Discovery). Tutti a raccontare sogni e speranze, idee e progetti: giornalisti e atleti olimpici, che non sempre possono essere sulla stessa lunghezza d’onda, almeno in questa corsa al progetto e alla speranza si capiscono perfettamente.

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