
dal Blog di Gianfranco Coppola – Presidente Ussi
Quando un simbolo dello sport diventa una storia esemplare senza il suo passato: è la storia di Vitali Klitschko, l’ex campione del mondo dei pesi massimi WBC e WBO e tra i più grandi della storia del pugilato nella categoria più affascinante per The Ring. E’ il sindaco di Kiev e col fratello Wladimir – altro talento dal fisico possente col pugno pesante – ha da subito indossato mimetica e giubbotto antiproiettile a difesa della sua terra. Al di la del ruolo, si è letto sulla stampa ucraina, i fratelli Klitschko avrebbero fatto lo stesso anche se per esempio Vitali non si fosse trovato primo cittadino sotto le bombe.
I campioni dell’Ucraina sono tanti e il mondo dello sport ha da subito preso le distanze dalla guerra. Inesorabili le sentenze più che decisioni del Comitato Olimpico Internazionale per esempio rispetto alle Paralimpiadi di Pechino coi russi e bielorussi fuori dalle gare e a cascata le cancellazioni di Gran Premio di Formula 1 e tante altre manifestazioni.
Dalle istituzioni politico-governative a quelle sportive, un netto NO alla Guerra. Ma davanti c’è la grossa grana delle gare che dovranno completare il cartellone per i mondiali del Qatar di fine anno, già nato sotto poco propizi auspici tra calendari agonistici rivoluzionati, diritti umani in forte dubbio (si parla di migliaia di operai morti durante i lavori per gli impianti) e che si trova ora in una situazione davvero difficile. Polonia e Repubblica Ceca hanno detto no allo spareggio con la Russia e la FIFA dopo aver deciso che alle gare non si sarebbe dovuto parlare di Russia ma di Federazione Calcio Sovietica ha poi escluso la Russia che ha però fatto ricorso al Tribunale Arbitrale Sportivo Internazionale perché sarebbero stati violati i diritti fondamentali della RFU come membro Fifa e Uefa negando il diritto a partecipare alle manifestazioni. Insomma, il 24 non si dovrebbe giocare ma dopo si potrebbe giocare. Al Qatar non dispiacerebbe avere in cartellone la Russia, stato con interessi economico – commerciali radicati col Qatar. Intanto, l’Ucraina che avrebbe dovuto affrontare sempre il 24 marzo la Scozia ha già saputo che la sfida è stata ricalendarizzata a giugno. Stesso inevitabile destino per Galles-Austria.
Insomma, un mondo del calcio come sempre stretto tra interessi e difficoltà di scegliere. E’ andata meglio in questo senso alle organizzazioni degli sport olimpici.
Ma per uno Schevcenko che da Londra con occhi gonfi di pianto invita ad aiutare il popolo ucraino, riecco la storia dei campioni che diventano simbolo delle istituzioni con le loro storie: dopo vari tentativi, dal 2018 George Weah è il presidente della Liberia, stato che definire difficile è poco, e non da ultimo l’ex presidente dell’Associazione Italiana Calciatori che solo per motivi strumentali si inserì nella contesa Gravina- Sibilia per la presidenza della FIGC cosa che aprì la strada al commissariamento di Roberto Fabbricini (sembra preistoria) e cioè Damiano Tommasi è ormai impegnatissimo nel ruolo di candidato sindaco di Verona.
Dire via la politica dallo sport sembra sempre più una frase dei tempi di de Coubertin ma se glielo avessero chiesto al mitico barone forse avrebbe riposto con una occhiataccia.