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Building Future Together: la seconda giornata del forum internazionale di Greenaccord raccoglie e stimola politica e istituzioni

Building Future Together: la seconda giornata del forum internazionale di Greenaccord raccoglie e stimola politica e istituzioni

Frascati, Centro Giovanni XXIII. La seconda giornata di lavori al Forum Internazionale di Greenaccord ha visto gli interventi di Sabrina Alfonsi Assessore all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti del Comune di Roma e di Michela Morese Senior Natural Resources Officer della FAO con i quali sono stati discussi i temi legai all’impegno della politica e delle istituzioni per la transizione ecologica, le città più ecologiche e politiche adeguate per tutto il mondo.

La seconda giornata del Forum Internazionale Greenaccord a Frascati, presso la sede del centro Giovanni XXIII, si è aperta con un focus sulla politica e sulle istituzioni.

Partendo dal fatto che senza condivisione e inclusione, la transizione ecologica è destinata non solo a rallentare la sua corsa, ma anche a nuocere al benessere delle comunità investite da processi inediti per complessità e radicalità. Ne consegue, dunque, che la politica deve ritrovare la sua pragmatica capacità di agire il cambiamento con coraggio e generosità“. All’unisono, Sabrina Alfonsi – Assessore all’Ambiente del Comune di Roma – e Andrea Masullo – Direttore scientifico di Greenaccord – rilanciano l’urgenza, nel corso della seconda giornata del XVI Forum internazionale di Greenaccord, di costruire una visione strategica e partecipata su scala locale che rimetta al centro il diritto delle persone a vivere in contesti salubri e resilienti, in relazione con la natura. In particolare, l’assessore Alfonsi ha sottolineato la difficoltà per le persone più vulnerabili e fragili di adottare comportamenti sostenibili perché percepiti come faticosi e poco utili, ma ha evidenziato, inoltre, l’intenso lavoro svolto dall’Ufficio Clima del Comune di Roma per decarbonizzare il sistema urbano con diverse buone pratiche avviate e da avviarsi per una capitale contemporanea, incardinata nel principio dell’ecologia integrale. Tra i focus indagati da Masullo, pertanto, quello dell’economia circolare, con i rifiuti ancora scarsamente valorizzati come materie prime seconde e come risorse essenziali per rovesciare i vigenti modelli di produzione dei beni che concorrono alla concentrazione di CO2 in atmosfera (oggi oltre le 425 ppm). Particolarmente apprezzate, perciò, alcune best practice innovative nate dal riciclo e dal riuso dei polimeri plastici di ultima generazione per realizzare nuovi oggetti sportivi – si pensi alle canoe – ma anche nuovi imballaggi e nuovi abbigliamenti. Di conseguenza, la comunicazione ambientale assume un ruolo strategico perché – come ha detto l’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio – il civismo, nell’odierna crisi politica e democratica, sta innervando le maglie urbane per una diversa socialità inclusiva e generativa che nella natura vede l’ecosistema capace di produrre benessere e futuro. La comunicazione – ha terminato Pecoraro Scanio – deve assicurare verità e speranza, perché sono le buone notizie e i giusti cambiamenti a modificare gli atteggiamenti individuali e collettivi in un Paese dall’identità sbiadita e dalla moralità consunta. Il Segretario della Fondazione cinese per la tutela della biodiversità e per lo sviluppo verde Jinfeng Zhou, in assoluta continuità con gli interventi precedenti, ha rimarcato la necessità di “una nuova civiltà”, perché in un mondo che ha superato gli 8 miliardi di individui le soluzioni “business as usual” non sono più umanamente accettabili con la crisi climatica che è anche crisi antropologica, economica e tecnologica. Eppure, ha detto Zhou condividendo i non pochi risultati positivi raggiunti in Cina negli ultimi anni sui segmenti del ripristino della biodiversità e della diffusione delle aree verdi, una nuova economia carbon neutral e plastic free è una economia della felicità e con il nuovo Consorzio per la neutralità climatica si sta cercando di portare la natura in città e i suoi servizi ecosistemici nelle agende politiche e nei processi decisionali di istituzioni e imprese perché solo dalla cooperazione – pure transnazionale e interdisciplinare – può nascere un’occasione di conversione ecologica reale e duratura che può ridurre le disuguaglianze e le tante violenze del nostro tempo. E dunque, citando il titolo del Forum di Greenaccord, il futuro va ricostruito insieme, perché nessuno si salverà mai da solo.

Il pomeriggio ha visto al tavolo del Forum esponenti del mondo della scienza della tecnologia, ha moderato Gaetano Rizzo. Senza l’innovazione tecnologica scordiamoci la transizione energetica o una qualsivoglia forma di rivoluzione democratica”. Non usa troppi giri di parole Andrea Bertolini, professore associato alla Sant’Anna di Pisa e consigliere della Fondazione AI4Industry che sottolinea pure quanto “le tecnologie digitali abilitanti di ultima generazione come l’intelligenza artificiale siano fortemente energivore e idrovore, ma è indubbio che siano pure un supporto essenziale – dalla medicina alla robotica, dalla mobilità alle rinnovabili – per accrescere e allargare il benessere urbano”. L’IA, che porta con sé notevoli problemi giuridici, economici e finanche etici, nella “moderna società del rischio” (parafrasando Beck) presenta una complessità che si manifesta come opportunità, tra aspetti positivi e negativi, in un continuo divenire da esplorare giorno dopo giorno. A partire dal nuovo Regolamento comunitario “AI – Act”, pur nella sua difficile leggibilità, l’IA permette pratiche di monitoraggio ambientale, di analisi di big data, di ottimizzazione della produzione energetica, di valorizzazione del ciclo di rifiuti in chiave di economia circolare. “È indubbio, tuttavia, che la questione giuridica ed etica – ha concluso Bertolini – sia ancora sul tavolo dei decisori istituzionali perché se non opportunamente gestita potrebbe diventare socialmente e culturalmente pericolosa”. I rischi vanno affrontati irrobustendo la consapevolezza dei cittadini che non sono a priori scettici sulle innovazioni, di qualsiasi genere siano, ma lo diventano semmai senza un opportuno accompagnamento e orientamento. Analogo atteggiamento andrebbe assunto, dunque, sulla raccolta differenziata dei rifiuti, sulla tariffazione puntuale e più in generale sull’economia circolare. “Gli scienziati dell’Ipcc e dell’Agenzia internazionale dell’Energia – ha chiarito il presidente di Acsel Spa Alessio Ciacci, uno dei massimi esperti italiani in materia di rifiuti – denunciano da tempo la progressiva irreversibilità di alcune crisi ambientali, con limiti planetari prossimi ad essere raggiunti e superati, per un incomprensibile arretramento o rallentamento della decarbonizzazione. Ne deriva, dunque, che serve cambiare il paradigma culturale: la raccolta differenziata, per esempio, non è un costo, ma un investimento con benefici economici e ambientali multipli per Comuni e cittadini e imprese, a cui si aggiunge l’ulteriore evidenza che le discariche in disuso potrebbero trasformarsi in parchi solari, ossia infrastrutture utili alla costituzione delle comunità energetiche”.

Andrea Micangeli, docente di Tecnologie per l’Autonomia e l’Ambiente de La Sapienza e della State University di New York, si occupa di tecnologie per l’autonomia dell’individuo e della comunità: energie nuove e rinnovabili, ciclo dell’acqua e sviluppo e realizzazione di tecnologie per aree di svantaggio ed è il punto di riferimento in Europa del Grand Challenges Scholars Program della National Academy of Engineering. “La National Academy ha creato questo gruppo di 90 università con obiettivi molto semplici e ben focalizzati, qualcosa che unisce i paesi di tutto il mondo: start up e aziende innovative nel campo delle energie rinnovabili, realtà vive, proposte ad immediata attuazione – interviene Micangeli – ovvero le energie rinnovabili dedicate al territorio, alle comunità e a chilometro zero. Sono le CER (Comunità energetiche rinnovabili) in Italia e Minigrid nel mondo, piccole reti che possono essere connesse alla rete nazionale oppure prdotte e consumate nello stesso territorio, sotto la stessa cabina primaria che poi è un villaggio o un quartiere della nostra città”. La ricerca, spiega con entusiasmo Micangeli, è trovare risposte concrete e dettagliate con dati reali per fare nuova attività di sistema legislativo, industriale e di cooperazione, serve a mettere in partica le idee. La mission della formazione – trovare insieme, together, delle soluzioni e realizzarle con le comunità locali – è legata alla mission del trasferimento della conoscenza acquisita: sul territorio, alle aziende, al cittadino comune. “La CER – prosegue Micangeli – è il modo in cui l’energia torna nella mani del cittadini: produrla e venderla o autoconsumarla significa condivisione delle risorse energetiche e non solo, anche potenziamento delle relazioni e della collaborazione”. Cambia il paradigma: dalla grande centrale che alimenta la rete nazionale con grandi emissioni di CO2, l’energia arriva al cittadino che la paga e non partecipa al processo, si passa a una cabina primaria che alimenta direttamente la comunità: “A Roma ci sono 75 cabine primarie, quindi 75 comunità. Il nostro input è la vocazione del territorio, sono gli interessi e le abilità locali a fare nuovo sviluppo sostenibile in città e nelle aree rurali” conclude Micangeli, fortemente ottimista sul futuro delle piccole reti energetiche nonostante la partenza difficile, certamente dovuta alle applicazioni di un sistema totalmente nuovo, istituito in UE con la legge RED II.

Pietro Angelini, direttore di Navigo, distretto nautico toscano, introduce il tema dell’economia del mare: “Più di un terzo delle barche da diporto viene costruito nella sola Viareggio: sono circa 700 le imprese coinvolte nella costruzione, dislocate su un’area di 5 chilometri quadrati, praticamente tre strade”. Se il 35% delle barche sopra i due metri esistenti al mondo viene costruito in un distretto così concentrato, è chiaro che mettere la sostenibilità al centro del mondo degli affari nautici diventa interessante, come specifica lo stesso Angelini: “Noi siamo un comparto che può sperimentare meglio di altri. Nati nel 2007 con una manciata di aziende, oggi siamo la più estesa rete di aziende di nautica della Toscana e una delle principali d’Europa. Siamo l’economia del cluster: stare in un distretto vuol dire essere credibili e autorevoli, e nel distretto la buona pratica può essere trasferita anche grazie all’approccio bottom up”. Il distretto di Navigo annovera almeno 100 progetti di ricerca e sviluppo sull’innovazione di prodotto ma soprattutto su quella di processo, che oggi vale estremamente di più. “Quando ho iniziato, l’età media del cliente della nautica da diporto era 76 anni. Oggi l’età media del cliente di questo settore è 46 anni, un soggetto coinvolto nella cultura della sostenibilità – prosegue Angelini – che ci permette di osare e di sostenere il progresso. L’armatore che vuole la barca a metanolo o a idrogeno paga di tasca sua il gap della sostenibilità nell’attesa che esista una rete capillare di distributori, per questo il settore è interessante ed è un vero laboratorio di sperimentazione”. Il tema del lusso non viene sfiorato: “Non ho detto la parola perché mi scontro con il pregiudizio, chi fa la barca non è chi la compra: solo a Viareggio lavorano 7mila persone in questo settore” conclude Angelini, che lancia una proposta al Presidente di Greenaccord, Alfonso Cauteruccio: “Proviamo ad organizzare un Bluaccord, dedicando una intera sessione all’economia del mare e alle sue potenzialità”.

Una soluzione, in tal senso – ha evidenziato il presidente della Fondazione H2U Nicola Conenna – è rappresentata dall’idrogeno verde, pulito e rinnovabile per definizione, che, come traspare dai progetti virtuosi richiamati in corso di svolgimento in Cina, in India e in Spagna, consentirà sia modelli urbani energeticamente autosufficienti sia la decarbonizzazione del trasporto navale o aereo sia ancora di mitigare le emissioni dei settori industriali più inquinanti. Alla fine della seconda giornata, dalla comunità internazionale di Greenaccord, un messaggio chiaro viene consegnato ai decisori istituzionali: è il momento di osare, per seminare speranze credibili e raccogliere cambiamenti plurali e sostenibili duraturi.

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