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Building Future Together: il Forum internazionale di Greenaccord chiude una prima giornata all’insegna della sostenibilità e dell’inclusione

Building Future Together: il Forum internazionale di Greenaccord chiude una prima giornata all’insegna della sostenibilità e dell’inclusione

Roma, Centro di preparazione olimpica del CONI. Sostenibilità e sport al centro della prima giornata del XVI forum internazionale di Greenaccord, un forum che si apre mettendo in risalto la centralità del ruolo femminile negli anni incentrati sull’inclusione, la parità di genere e sulla comunicazione di modelli di sviluppo rivoluzionari per affrontare le crisi climatiche.

Ad aprire la prima giornata del Forum con il pannel dedicato al contributo delle donne per le tematiche ambientali Mimma Caligaris Vice Presidente USSI che con Joellen Russell del Dipartimento di Geosciences at the University of Arizona e Grazia Di Salvia CEO di ITEA si è parlato di nuove metodologie per lo studio del ciclo del carbonio.  Con Annalisa Corrado Ecologista, attivista e ora europarlamentare, Elena Pantaleo la pluricampionessa mondiale di Kickboxing, Alessandra Diotallevi Responsabile servizio sostenibilità di ANIA, Emanuela Gini Ufficiale addetto al Centro Nazionale Meteomont- Arma dei Carabinieri si è parlato di attivismo di sport e dell’impegno del mondo sportivo parla di sostenibilità, per l’educazione alle tematiche ambientali. A moderare il dibattito che ha visto al centro le donne e il loro impegno per la sostenibilità, Enza Beltrone Responsabile Progetti e Iniziative USSI.  Portando il saluto di Giovanni Malagò, presidente del CONI impegnato al Festival dello sport di Trento, Mario Pescante – ex atleta e dirigente sportivo, già presidente del CONI e membro onorario del Comitato Olimpico Internazionale – apre la sessione pomeridiana ricordando la definizione di sostenibilità data nel 1987 dalla commissione per l’ambiente e lo sviluppo del CIO: un paradigma che, definendo il soddisfacimento dei bisogni della generazione corrente, non metteva altresì in pericolo la disponibilità di risorse per il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni future. Saranno però i Giochi Olimpici di Lillehammer (Norvegia) del 1994 il primo vero sucesso verso la sostenibilità ambientale, dopo il disastro ambientale dei Giochi Olimpici invernali di Albertville (Francia) nel 1992. “La mia epoca – sottolinea Pescante – traduceva sostenibilità con ambientalismo. Oggi possiamo dire che finalmente sostenibilità e legacy sono valori olimpici realmente introdotti e rispettati, i giochi devono lasciare una eredità nel futuro ed essere sostenibili anche in termini economici: non spendere soldi inutili e non costruire impianti inutili”.

Gloria Zavatta, direttrice del dipartimento Sustainability e Legacy Fondazione Milano Cortina 2026, raccoglie il testimone ricordando che la prima valutazione ambientale strategica è avvenuta per i Giochi Invernali di Torino del 2006 e ringrazia Pescante per l’assist che le permette di riportare l’attenzione sul “ritorno a una dimensione umana dei Giochi Olimpici: si migliora di Olimpiade in Olimpiade, e Milano Cortina 2026 è stata concepita con la parola Together al centro che ci permetterà di utilizzare luoghi e competenze locali”. Building Future Together attraverso il lavoro degli Event Delivery Entities (EDE), che coinvolgeranno le sedi dei Giochi rappresentando 5 aree significative: promozione dello sport come elemento di aggregazione sociale, sviluppo economico locale delle comunità interessate, economia circolare, diritti umani e gender equality, attenzione a biodiversità e cambiamenti climatici. “La crescita della presenza femminile come numero di competizioni e come presenza di atlete, questa sarà addirittura del 47% che sugli sport invernali è un grande risultato, deve sposarsi a un uso corretto del linguaggio e della rappresentazione della donnna nello sport, e questa è una responsabilità del mondo giornalistico”, avverte Zavatta che parla di linguaggi inclusivi e rispettosi e del progetto ‘Le 100 esperte per’, ovvero cento donne esperte di sport a disposizione dei media per una consulenza che vuole abbandonare il monopolio maschile del settore.

Jacopo Romeo, responsabile comunicazione Udinese calcio, mette in campo la più bella storia italiana – in ottica di sostenibilità – del mondo calcistico: il Bluenergy Stadium di Udine inaugurerà a inizio 2025 il primo Parco fotovoltaico sul tetto di uno stadio: 2409 pannelli fotovoltaici che produrranno 1,2 GWatt annui, un modello di efficenza che prevede un sistema di accumulo perché ne benefici tutto il territorio come Comunità Energetica Rinnovabile (CER). Mettere al centro la comunità e i valori, per l’Udinese calcio è una mission che va oltre: “Per i 600 bambini che hanno partecipato a giugno ai nostri Eco summer camp – spiega Romeo – abbiamo chiesto a Macron di produrre maglie da gara in tessuto ecososteniblie: ognuna è prodotta con il riciclo di 13 bottiglie in PET. Ora tutto i club utilizzano questo tessuto”. Disegnate dalla giovane stilista emergente Flora Rabitti, le maglie in ECOFABRIC sono testate a livello dermatologico garantendo la corretta traspirazione anche per l’attività agonistica infantile. Eco summer camp ha portato Udinese Calcio fra i tre finalisti dell’Eca Award for social impact, importante riconoscimento che premia i migliori progetti ad impatto positivo e duraturo sulla propria comunità.

Simone De Feo, architetto dello studio GAU ARENA che ha firmato il progetto dello Juventus Stadium, affronta il tema della sostenibilità nella ristrutturazione degli stadi e nella costruzione di strutture ex novo, facendosi portavoce di un gruppo di lavoro che è stato il primo in Italia ad affrontare il tema. Sulla ristrutturazione, De Feo porta l’esempio in corso che dovrebbe avviare i lavori la prossima estate: “lo stadio Dall’Ara di Bologna, bene tutelato dalla Soprintendenza alle Belle Arti, caso unico che abbiamo affrontato con il massimo rispetto per la storicità della struttura costruita negli anni venti e ristrutturata poi negli anni novanta del Novecento. Abbiamo quindi pensato di valorizzare la struttura in muratura originale e la Torre Maratona che si innesta sui portici del 1300”, patrimonio UNESCO dal 2021. Il progetto di GAU ARENA libererà un ettaro e mezzo di superficie e rispetterà il principio dei nuovi stadi senza barriere, per aumentarne l’inclusività. Con una particolare attenzione ai materiali che devono essere facilmente riutilizzabili. “Perché uno stadio sia sostenibile – chiosa DE Feo – l’importante è che ci nasca, che sia progettato per esserlo”.

E sui materiali disponibili per essere sempre più sostenibili, arriva l’apporto di Alessia Scappini, Amministratore delegato di Revet spa, azienda fondata nel 1986 e oggi leader nella gestione integrata dei rifiuti: “Serviamo 200 Comuni e circa l’80% della popolazione toscana, siamo all’avanguardia perché i nostri impianti sono in grado di recuperare la maggior parte degli imballaggi, grazie allo sviluppo di tecnologie  sofisticate che ci permettono la produzione del granulo post consumo”. La storia dei polimeri, che per la lro grande diversità hanno sempre rappresentato una grande sfida nel capitolo del recupero dei materiali, diventa una storia diversa, ovvero quella del granulo riciclato che diventa materia prima seconda estremamente performante nei settori del ciclismo, dell’automotive, della componentistica per il motociclismo, per le attrezzature sportive e da palestra, per i seggiolini e altri manufatti degli stadi, per la realizzazione delle canoe. Al momento, la canoa ottenuta con il granulo riciclato post consumo è testata per verificarne caratteristiche di affidabilità e resistenza, ma Revet ne sta progettando la distribuzione a tutte le scuole italiane di canoa. Il compito di chiudere il dibattito è del vice direttore di RAI Sport, Marco Lollobrigida, che crea una sorta di fil rouge internazionale tra il vecchio e il nuovo, il sostenibile e l’insostenibile attraverso la sua esperienza di cronista che ha visto il “romanticismo triste dei piccoli stadi di provincia, ancora fermi alla copertura in eternit e all’eterna deroga che permetta lo svolgimento della partita”, e l’enorme paradosso delle 8 strutture costruite in Qatar per i Mondiali di calcio del 2022, che hanno promosso il recupero dell’acqua (servizi igienici e irrigazione) dagli enormi impianti di condizionamento necessari per abbassare le alte temperature negli stadi, parallelamente però alle gigantesche emissioni di CO2 di cui poco si è parlato, senza contare il fatto che le strutture sono state poi smontate o buttate giù. Tutto è relativo, una città come Londra ha 20 stadi, “che sono sostenibili perché sono stati concepiti ognuno per il proprio contesto – prosegue Lollobrigida – e sono raggiungibili più facilmente con i mezzi di qualsiasi stadio italiano”. Infatti, uno dei problemi da affrontare per la sostenibilità è proprio quello dell’utilizzo dei mezzi pubblici per recarsi allo stadio, cosa che in Italia è attualmente impossibile.

La seconda giornata del Forum Internazionale Greenaccord a Frascati, presso la sede del centro Giovanni XXIII, si è aperta con un focus sulla politica e sulle istituzioni.

Partendo dal fatto che senza condivisione e inclusione, la transizione ecologica è destinata non solo a rallentare la sua corsa, ma anche a nuocere al benessere delle comunità investite da processi inediti per complessità e radicalità. Ne consegue, dunque, che la politica deve ritrovare la sua pragmatica capacità di agire il cambiamento con coraggio e generosità“. All’unisono, Sabrina Alfonsi – Assessore all’Ambiente del Comune di Roma – e Andrea Masullo – Direttore scientifico di Greenaccord – rilanciano l’urgenza, nel corso della seconda giornata del XVI Forum internazionale di Greenaccord, di costruire una visione strategica e partecipata su scala locale che rimetta al centro il diritto delle persone a vivere in contesti salubri e resilienti, in relazione con la natura. In particolare, l’assessore Alfonsi ha sottolineato la difficoltà per le persone più vulnerabili e fragili di adottare comportamenti sostenibili perché percepiti come faticosi e poco utili, ma ha evidenziato, inoltre, l’intenso lavoro svolto dall’Ufficio Clima del Comune di Roma per decarbonizzare il sistema urbano con diverse buone pratiche avviate e da avviarsi per una capitale contemporanea, incardinata nel principio dell’ecologia integrale. Tra i focus indagati da Masullo, pertanto, quello dell’economia circolare, con i rifiuti ancora scarsamente valorizzati come materie prime seconde e come risorse essenziali per rovesciare i vigenti modelli di produzione dei beni che concorrono alla concentrazione di CO2 in atmosfera (oggi oltre le 425 ppm). Particolarmente apprezzate, perciò, alcune best practice innovative nate dal riciclo e dal riuso dei polimeri plastici di ultima generazione per realizzare nuovi oggetti sportivi – si pensi alle canoe – ma anche nuovi imballaggi e nuovi abbigliamenti. Di conseguenza, la comunicazione ambientale assume un ruolo strategico perché – come ha detto l’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio – il civismo, nell’odierna crisi politica e democratica, sta innervando le maglie urbane per una diversa socialità inclusiva e generativa che nella natura vede l’ecosistema capace di produrre benessere e futuro. La comunicazione – ha terminato Pecoraro Scanio – deve assicurare verità e speranza, perché sono le buone notizie e i giusti cambiamenti a modificare gli atteggiamenti individuali e collettivi in un Paese dall’identità sbiadita e dalla moralità consunta. Il Segretario della Fondazione cinese per la tutela della biodiversità e per lo sviluppo verde Jinfeng Zhou, in assoluta continuità con gli interventi precedenti, ha rimarcato la necessità di “una nuova civiltà”, perché in un mondo che ha superato gli 8 miliardi di individui le soluzioni “business as usual” non sono più umanamente accettabili con la crisi climatica che è anche crisi antropologica, economica e tecnologica. Eppure, ha detto Zhou condividendo i non pochi risultati positivi raggiunti in Cina negli ultimi anni sui segmenti del ripristino della biodiversità e della diffusione delle aree verdi, una nuova economia carbon neutral e plastic free è una economia della felicità e con il nuovo Consorzio per la neutralità climatica si sta cercando di portare la natura in città e i suoi servizi ecosistemici nelle agende politiche e nei processi decisionali di istituzioni e imprese perché solo dalla cooperazione – pure transnazionale e interdisciplinare – può nascere un’occasione di conversione ecologica reale e duratura che può ridurre le disuguaglianze e le tante violenze del nostro tempo. E dunque, citando il titolo del Forum di Greenaccord, il futuro va ricostruito insieme, perché nessuno si salverà mai da solo.

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