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Guglielmo Moretti, inventore di “Tutto il calcio minuto per minuto” è morto

Guglielmo Moretti, inventore di “Tutto il calcio minuto per minuto” è morto

Roma 19 maggio 2017 – Guglielmo Moretti se n’è andato, all’età di 97 anni sopraffatto dagli acciacchi, ma con una mente lucida ed un carattere fermo e risoluto fino all’ultimo. Guglielmo ha fatto parte dal 1994 del rito sacrale delle Glorie del rugby degli anni 50 e 60 che ogni primo mercoledì del mese, dal 1987, si incontrano in un pranzo conviviale, per stare insieme come ai vecchi tempi. Il pranzo fino al 1994 si svolgeva all’Osteria Margutta, di Piero Gabrielli, promotore dell’iniziativa. Scomparso Piero, quale presidente del Circolo del Tennis dei cronisti sportivi di Viale Tiziano ( l’ex Circolo Parioli ), frequentato da Paolo Rosi, Andrea Barbato e Paolo Galimberti e poi denominato Circolo Paolo Rosi alla scomparsa di quest’ultimo – Guglielmo Moretti, volle ospitare questo conviviale convegno, che poi, a seguito di lavori di ristrutturazione del circolo, si trasferisce nel 2013 al CUS Roma, dove Guglielmo, salvo un periodo di malattia, non è mai mancato, l’ultima volta proprio il 7 aprile scorso quando ha ricevuto anche personalmente dal Presidente del CNIFP, Ruggero Alcaterini, la nomina di Presidente Onorario del CNIFP Comitato Nazionale Italiano Fair Play, votata all’unanimità nella Assemblea Elettiva ad Alghero del 12 marzo . Al compimento dei 93 anni ed in occasione dei 50 anni di “Tutto il calcio minuto per minuto”, che lui aveva inventato, lo intervistammo per mandare il filmato a Napoli dove il Sindaco De Magistris l’aveva candidato ad un premio. Alfredo Provenzali affermò in una intervista alla radio: “ Tutto il calcio” è nato da un’idea di Guglielmo Moretti, all’epoca capo della redazione sportiva, la trasmissione vide la luce nel 1960 e proprio il 10 gennaio 2009 ha compiuto 50 anni.” Ancora oggi “Tutto il Calcio … “ è uno dei programmi più seguiti di Radio Rai: “Venti anni fa la trasmissione contava 20 milioni di radioascoltatori – racconta ancora Provenzali – oggi sono molti di meno a causa della progressiva erosione del pubblico da parte di una sempre più tecnologica televisione”. “Insomma, non è solo tradizione ma anche successo, una scelta aziendale dovuta all’ancora alto numero di ascoltatori che attira pubblicità e, quindi, ricavi.”
Nella nostra intervista Guglielmo Moretti ci raccontò per filo e per segno la storia della sua redazione sportiva alla Rai: “ Ero tornato dalla Francia dove una trasmissione alla radio trasmetteva le partite in diretta dai vari campi. Da noi per 16 anni alla radio si trasmettevano solo i secondi tempi, poi le partite dall’inizio con
“Domenica sport”. Perché fino a tutto il 1959 il massimo campionato era seguito dalla radio con la cronaca in diretta del secondo tempo della partita più importante della giornata, affidata a Nicolò Carosio, che aveva istituzionalizzato questa trasmissione dal gennaio 1933. Prima di lui, l’idea era stata avventurosamente realizzata per la prima volta in occasione di Italia-Ungheria che il 25 marzo 1928 inaugurò il restaurato stadio Flaminio, e il radiocronista era stato il giornalista della Gazzetta dello Sport, Giuseppe Sabelli Fioretti. Dopo molte mie insistenze il Direttore Rai autorizzò la trasmissione in diretta e finalmente domenica 10 gennaio 1960 gli sportivi italiani ebbero la gradita sorpresa non solo di essere aggiornati immediatamente sui risultati di tutte le partite di serie A, ma anche di poter seguire nei dettagli lo svolgimento di tre di esse. Naturalmente gli inizi furono piuttosto difficoltosi perché la comunicazione con i campi non collegati avveniva a mezzo telefono e, come ben si sa, non esisteva ancora la rete capillare di teleselezione di cui disponiamo oggi.” Guglielmo Moretti, nato nel 1920, ha svolto tutta la sua carriera in RAI, conducendo fino al 1976 la trasmissione Domenica Sport. Insieme a Piero Pasini era una delle voci più popolari della sede di Bologna. L’ultima sua presenza al microfono fu come caposquadra per i Giochi Olimpici di Los Angeles 84 successivamente divenne capo del pool sportivo dei radiocronisti Rai. Nel 1959, insieme a Roberto Bortoluzzi e Sergio Zavoli, ideò la fortunata trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”. Nel 1984 ricevette il premio USSI “Una penna per lo sport”. “ La trasmissione “tutto il calcio…”- racconta Moretti – “essendo agli inizi, era piuttosto schematica, con tempi fissi (cinque minuti) per ogni collegamento e nei vari intervalli si inseriva Bortoluzzi con gli altri aggiornamenti. Di interventiflash che oggi si ripetono in continuazione per l’istantanea informazione del risultato cambiato, allora e per molti anni, neanche a pensarci. Gradualmente, però, anche per il dilagante successo dell’iniziativa, la formula basilare veniva perfezionata attraverso miglioramenti di ogni tipo, da quelli tecnici a quelli programmatici. E infatti si passò dai tre ai quattro, ai cinque e infine ai sei collegamenti e vi si cominciò a comprendere anche le sedi di serie B. Si trattava pur sempre di una trasmissione limitata ai secondi tempi. “ Finché, nel 1976, si ebbe la svolta radicale: poiché il “tutto il calcio minuto per minuto” era trasmesso dal programma nazionale, mentre sulla seconda rete da ancor più vecchia data andava in onda “Domenica sport”, i responsabili di questa rubrica Evangelisti e Giobbe proposero al capo del pool sportivo, Guglielmo Moretti, di coprire l’intero svolgimento delle partite aprendo alla stessa “Domenica sport” fin dall’inizio del primo tempo la serie dei collegamenti previsti per “Tutto il calcio minuto per minuto”. Da quella prima domenica del campionato 1976-77 il pomeriggio radiofonico dedicato al calcio e allo sport (la rubrica della seconda rete torna in onda anche per interviste e commenti) ha raggiunto così la perfezione di oggi, premiata da un ascolto record di oltre 20 milioni con un gradimento vicino al 90 per cento e diffusione anche in Europa, Africa del nord, Nord America e Brasile. . Da quella famosa domenica 10 gennaio 1960, in cinquanta anni di trasmissione, sono numerosi i radiocronisti che si sono alternati ai microfoni di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Ecco i loro nomi, entrati nella leggenda del nostro sport preferito: Guglielmo Moretti, Roberto Bortoluzzi , Massimo Valentini, Nicolò Carosio Enrico Ameri , Nando Martellini , Sandro Ciotti, Andrea Boscione, Adone Carapezzi, Beppe Viola, Piero Pasini, Alfredo Provenzali, Cesare Castellotti, Amerigo Gomez, Nico Sapio, Claudio Ferretti, Ezio Luzzi, Nicola Giordano, Sandro Baldoni, Enzo Foglianese, Paolo Carbone, Emanuele Dotto, Italo
Gagliano, Paolo Rosi, Riccardo Cucchi e Alberto Giubilo che si occupava sostanzialmente di ippica,
La prima trasmissione di “Tutto il calcio minuto per minuto” andò in onda alle ore 15,15 di domenica 10 gennaio 1960. Nicolò Carosio trasmetteva dal campo principale che era lo stadio di San Siro dove si disputava Milan-Juventus. Da Bologna era collegato Enrico Ameri per Bologna-Napoli e il terzo era Alessandria con Andrea Boscione per Alessandria-Padova. Roberto Bortoluzzi, che fin dall’inizio ha condotto dallo studio la trasmissione, aggiornava sullo svolgimento delle altre partite in programma e precisamente: Atalanta-Udinese, Bari-Lazio, Fiorentina-Sampdoria, Genoa-Spal, Palermo-Inter, Roma-L.R. Vicenza.
Sa Sandro Ciotti in una foto quando giocava nella Lazio giovanile
Numero zero, un linguaggio da iniziati, che pochi capiscono. In pratica significa fare delle prove, capire se è possibile o meno dare il via ad una iniziativa editoriale o radiotelevisiva. “Tutto il calcio minuto per minuto” di questi numeri zero ne ha fatti una decina. “In pratica erano collegamenti con le sedi per vedere se il funzionamento era possibile – spiega Guglielmo Moretti già capo del pool sportivo Rai – il discorso non era tanto da carattere cronistico ma tecnico. Infatti si trattava di stabilire se erano possibili collegamenti multipli, quelli che oggi sono di normale amministrazione ma che in quegli anni erano da inventare. Il vero banco di prova, parlo per le persone mature che hanno una certa età, era stata l’alluvione del Polesine. Decine di centri sommersi dall’acqua, bisognosi di aiuti. Come Rai avevamo organizzato la catena della fraternità e in quella occasione i tecnici riuscirono a stabilire collegamenti multipli, riscontrando quindi la possibilità di portare avanti la nostra idea. Quella fu la prova effettiva che ci convinse di poter creare la trasmissione. La mia idea, nata
ascoltando in Francia una radiocronaca sportiva, come è noto, era stata accantonata in un primo momento. Gli ingegneri ed i tecnici sono sempre restii a dare il placet alle novità”. Come avveniva la scelta dei radiocronisti? “Personalmente seguivo un discorso legato in parte alla professionalità, in parte alla fiducia che nutrivo nelle persone. Un piccolo cast di 6-7 elementi pochi ma buoni. C’erano Ameri, Ciotti, elementi che non si possono discutere e che sono i migliori ancora su piazza, quindi Provenzali, Ferretti, questi un talento naturale, Piero Pasini che con la sua voce era caratterizzato come un provinciale del settore, sentirlo parlare e capire che era un emiliano era tutt’uno. Quindi Luzzi il quale, al momento di allargare la trasmissione, si scoprì come il più profondo conoscitore della serie cadetta. Negli ultimi anni l’allargamento era avvenuto solo con Foglianese ed in nell’ ultimo periodo con Riccardo Cucchi”.
Enrico Ameri e Sandro Ciotti in una partita a carte Enrico Ameri
Roberto Bortoluzzi, napoletano d’origine nordica (padre tedesco, nonni slavi e svedesi) è divenuto, da quando Guglielmo Moretti è andato in pensione, il capitano di “Tutto il calcio minuto per minuto” un programma che l’ha visto protagonista fin dal primo numero, quello del 10 gennaio 1960. Dallo studio centrale di Milano coordina gli interventi dei cronisti inviati sui campi di gioco. “Soltanto 5 volte – dice – mi sono assentato: fu a causa di un ricovero in ospedale”. Dia un voto alla trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”. “Molto alto. Ha rivoluzionato il mondo della radio. E la formula è ancora vincente: cronaca dal vivo, tempestiva, asciutta”. Anche con l’era delle immagini la radio non muore: stuzzica l’immaginazione, desta la fantasia. Televisione significa passività. Per seguirne i programmi bisogna annodarsi alla poltrona. La radio è libertà: s’ascolta a passeggio, in automobile, allo stadio”. Com’è cambiato “Tutto il calcio minuto per minuto”? “Ora c’è più ritmo, maggiore agilità. All’inizio si lasciava a lungo in linea la partita più importante: bisognava permettere a noi dello studio di scoprire i risultati sugli altri campi. Non era facile, si lavorava a tamburo battente con i telefoni”. Come si conduce un programma così? “Con freddezza, concentrazione. E misurando le parole. Gli ascoltatori ci sospettano sempre di favoritismi”. Alla domenica è costretto a disertare lo stadio… “Mi consolo con i mercoledì di coppa”.
Una volta rischiaste di interrompere la trasmissione… “C’era il pericolo di andare in onda senza poter dare i risultati. Ci fu un improvviso sciopero dei centralinisti Rai. Non avrebbero risposto neppure alle chiamate di inviati e corrispondenti. Così, durante il programma spiegai ai colleghi che avrebbero potuto parlare con noi soltanto chiamando uno speciale numero “diretto”. Gli inviati chiamarono, ma telefonarono anche molti buontemponi, fornendoci risultati inventati, fantasiosi. Però li smascherammo tutti: sa, questo lavoro affina l’udito, riconoscevamo che non erano le voci dei nostri”. Qualche volta lei è brutale: taglia collegamenti all’improvviso… “Difendo il ritmo del programma”. “Qui studio a te Ameri, qui Ameri a te Ciotti, qui Ciotti a te Provenzali”: passandovi il microfono create un balletto di parole che assomiglia a un’azione di gioco… “E’ una gran squadra, ce l’ha insegnato Guglielmo Moretti a fare squadra: con Enrico Ameri centravanti tempista e Sandro Ciotti instancabile a centrocampo”. Ogni tanto vi contestano…
Eugenio Danese, Mario Ferretti e Alberto Giubilo nella redazione di Domenica sport alla RAI di Roma nel 1951
“Ricordo soltanto un episodio: Firenze non riservava entusiastiche accoglienza ad Enrico Ameri. Ma lui non si tirò mai indietro”. Ma è vero che suo padre progettò il palazzo di corso Sempione 27 che ospita la sede Rai di Milano? “Era ingegnere, collaborò all’edificazione. Sperava che seguissi le sue orme. Invece io sognavo una carriera sul mare: capitano di lungo corso, ma cedetti alle sue insistenze, m’iscrissi al Politecnico, poi, due anni dopo, scoppiò la guerra”. Ha detto: preferisco la radio perché in Tv si lavora troppo e le scocciature non finiscono mai… “Bisogna provare e riprovare, non si finisce mai. Meglio la “nostra” radio: ti metti lì e vai. Cosa c’è di meglio della diretta?”. E le regole di un perfetto cronista? “Alla radio le pause, seppur brevissime, disturbano; in Tv fanno piacere”. Il futuro di “Tutto il calcio minuto per minuto”? “C’è un progetto che prevede collegamenti con tutti i campi di A e B. Temo sarà un pasticcio: troppa confusione. I nostri sono ascoltatori distratti: così li confonderemmo ancora di più. Meglio che il programma resti com’è: chiaro, “pulito”, lineare. Anche se io non ci sarò più. Andrò in pensione proprio tra un anno”.
Chi pensa che dopo 50 anni di storia la radiocronaca sportiva sia ormai morta, che sia solo un residuato, sbaglia. Sul piano tecnico non è granché cambiata, ma ha contribuito per alcuni aspetti anche alla cronaca televisiva.“ Dal punto di vista tecnico è cambiato molto. Una volta si trasmettevano solo i secondi tempi e non c’erano interruzioni pubblicitarie. Dal punto di vista del linguaggio invece, non è cambiato nulla”.“ Lo sport è sempre quello – dice – ci sono 22 calciatori e un pallone su un rettangolo di gioco. Se in tv c’è ormai la ricerca della frase ad effetto, in radio questo non è possibile perché non c’è l’aiuto delle immagini e quindi la cronaca deve essere sempre e comunque, anche oggi, un racconto nudo e crudo”. Insomma le parole non cambiano, il successo nemmeno. È proprio questo, secondo Provenzali, il segreto dell’ancora numeroso seguito di “Tutto il calcio…”, che trasmette le radiocronache delle partite del campionato di calcio italiano. “Questa trasmissione è nata da una idea geniale di Guglielmo Moretti, all’epoca capo della redazione sportiva, la trasmissione vide la luce nel 1960 e proprio il 10 gennaio scorso ha compiuto 50 anni. Ancora oggi “Tutto il calcio… “ è uno dei programmi più seguiti di Radio Rai: “Venti anni fa la trasmissione contava 20 milioni di radioascoltatori – racconta ancora Provenzali – oggi sono molti di meno a causa della progressiva erosione del pubblico da parte di una sempre più tecnologica televisione”.
Roberto Bortoluzzi Alfredo Provenzali e Paolo Rosi
Insomma, non è solo tradizione ma anche successo, una scelta aziendale dovuta all’ancora alto numero di ascoltatori che attira pubblicità e, quindi, ricavi. Guglielmo Moretti alcuni suoi collaboratori li amava a tal punto da elogiarne le virtù e perdonarne i vizi, l’importante è che fossero splendidi radiocronisti. Dunque, per Guglielmo Moretti, il fuoriclasse, l’uomo solo al comando – recuperando parte delle parole che resero celebre, quasi sintesi di un’epoca, la ricostruzione della vittoria di Fausto Coppi nella Cuneo-Pinerolo del Giro del 1949 – resta Mario Ferretti, classe 1917, nascita a Novi Ligure. Un uomo d’avventura, a suo modo generoso, trasgressivo ai limiti della spregiudicatezza, ricco di simpatia, di debiti, di donne, di spericolate fuoriserie e dei mestieri più vari. Entrato all’EIAR, Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, nel 1939, aderente alla Repubblica Sociale dopo l’8 settembre 1943, epurato alla fine della guerra, impegnato nel cinema e nel teatro di rivista come autore e sceneggiatore, Ferretti dovette il suo rientro nell’azienda di Stato all’intervento di Vittorio Veltroni, responsabile delle radiocronache, stroncato giovanissimo, trentottenne, nel 1956, da un male fulminante: «Voglio Ferretti, è stato ed è rimasto fascista ma è il migliore». Era il 1949, e Ferretti rientrò in tempo
per fare le valigie al seguito del Giro d’Italia, dividendo poi per alcuni anni la popolarità con Nicolò Carosio. Improvvisatore geniale, in caso di problemi di collegamento, all’epoca non infrequenti, e quindi in asincrono con l’arrivo di una tappa, Ferretti era capace di reinventare la corsa come fosse in diretta. Nel 1955, dopo il fallimento di un settimanale sportivo da lui fondato, inseguito dai creditori, Mario Ferretti fuggì a Santo Domingo con l’attrice Doris Duranti, da venti anni una delle donne fatali e più disinibite del cinema italiano. Il rapporto tra i due ebbe durata breve.
La redazione Rai Sport al completo in un giro d’Italia
E l’uomo reinventò la sua professione preferita diventando con il tempo uno dei più popolari radiocronisti del Sud America, salutando infine una vita ricca di contraddizioni, di successi e di cadute, nel 1977, sessantenne, in Guatemala. Ciao Grande Direttore Guglielmo Moretti, maestro, amico sincero e generoso, non ti scorderemo mai.
(Coordinamento di Redazione CNIFP/- Giorgio de Tommaso ) (Alcuni spunti tratti da un’intervista del 2009 su RaiBobo alle ore 13:00 per la rubrica: Un passo nella storia)
”PER UNA ITALIA DELL’ETICA “COMUNI FAIR PLAY”
COMITATO NAZIONALE ITALIANO FAIR PLAY – Stadio Olimpico – Tribuna Tevere – Ingr. 30 – 00194 Roma Segretario Generale : Giorgio de Tommaso Presidente: Ruggero Alcanterini tel/fax 0636857806 – 3355281567 – 3405100130 – C.F. 97133060588 – P.IVA 08123441001 segreteria@fairplaysport.it; giorgiodetommaso@libero.it, presidenza@fairplaysport.it; www.fairplayitalia.it; www.fairplayeur.com,www.fairplayinternational.org,

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